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Wideangle macro: le mie lenti preferite

In questo post racconterò quali sono le mie lenti preferite per scattare foto di “ritratti ambientati” di piccoli animali come insetti, ragni e piccoli vertebrati nel loro ambiente naturale e quali scelte faccio quando mi preparo al lavoro di campo con questo tipo di attrezzature. Questo tipo di ottiche ampliano di molto le possibilità di raccontare i soggetti ed il loro ambiente e possono essere un valido strumento quando si costruisce una storia fotografica.

La fotografia macro ambientata di piccoli soggetti, che in inglese viene chiamata “wideangle macro” ha sempre avuto largo impiego soprattutto sott’acqua, dove tipicamente viene impiegata in foto iconiche di pesci e coralli delle barriere coralline.
Questa tecnica ha da sempre attirato la mia curiosità e fino dalla fine degli anni ’90 ho cercato di farla mia, per poterla usare in ambiente emerso, assieme a foto e tecniche più classiche di macro con ottiche come il 60mm o il 105mm.

Questa tecnica permette infatti di ottenere, in una singola immagine, una visione dettagliata del soggetto inserito nel suo ambiente naturale, così come avviene con più frequenza per grandi animali come elefanti, ungulati vari ecc… Un modo di fotografare quindi molto “ecosistemico” ed utile quando in poco spazio si vuole raccontare tanto di una specie.
Il problema di farlo con piccoli soggetti, come un ragno sulla sua tela o una mantide, è che servono ottiche più o meno specifiche, o modificate per lo scopo.
Fino ad una certa dimensione, diciamo quella di un camaleonte di circa 25-30 cm, è possibile ottenere già qualche risultato con ottiche normali, come il Nikon 16-35mm o il Sigma 10-20mm. Ma già con soggetti appena più piccoli spesso non si riesce a inserire il soggetto in modo che “risalti” nell’inquadratura come vorrebbe questo tipo di tecnica.

All’inizio, prima delle digitali e delle ottiche dedicate, usavo un Vivitar 19mm a cui applicavo il tubo di prolunga più sottile della linea PK della Nikon, il Pk-11. Con questo set ho iniziato a muovere i primi passi in questo mondo, anche se i due parametri importanti per questo tipo di fotografia non erano ancora ottimali. Non riuscivo ancora a ottenere infatti un buon rapporto di riproduzione (la capacità massima di ingrandimento alla minima distanza di messa a fuoco in pratica) ed una degna minima distanza di messa a fuoco.
Finalmente nel 2005 esce il Sigma 15mm f/2,8 fisheye, che è stato il mio compagno di molte avventure e mi ha permesso pure di avere qualche soddisfazione fotografica nel 2011.
Abbinandolo poi ad un anello  di prolunga di soli 5,8 mm di spessore, quasi introvabile e che viene oggi venduto di solito attorno ai 100 euro, il nikon k1 (da non confondere con il già citato PK-11!!), sono riuscito ad ottenere anche qualche foto di animali davvero molto piccoli (vedi foto mantide qui sotto), anche se la qualità dell’immagine al 100% non è a livelli stratosferici (ma comunque del tutto usabile, anche in stampa).

Ultimamente però le ottiche che uso maggiormente sono due: Il versatile Tokina 10-17mm f/3,5-4,5 AT-X 107 AF DX fisheye ed il super definito e ancora più specialistico Venus Laowa 15mm f/4 Wide Angle 1:1 Macro.

Le differenze tra i due obiettivi non sono tanto nella focale, che è abbastanza simile, ma nel modo in cui la lente restituisce l’immagine. Il primo è un fisheye, quindi distorce vistosamente le linee, mentre il secondo è un’ottica rettificata, quindi tendenzialmente contiene le distorsioni.
Non voglio stare troppo sul lato tecnico e “nerd ottico” perchè non è la sede e io non sono uno specialista nè particolarmente appassionato di fisica ottica (schiappa di mate e fisica a scuola, schiappissima), ma qui mi preme descrivere più che altro come uso le due ottiche in pratica e le due foto che seguono descrivono molto bene i risultati ottenibili a parità di soggetto dalle due ottiche.

La distorsione “a barilotto” nella prima foto è molto evidente anche se la foto è stata scattata con il ritaglio DX in camera, perchè il Tokina 10-17mm è un obiettivo pensato per il formato DX che però funziona anche su full frame volendo (e io voglio).
La foto scattata con il Laowa invece era in formato full-frame, che ho poi leggermente ritagliato per ottenere più o meno la stessa inquadratura dell’altra (crop da 7360 px di lato lungo a 6403 px per i curiosi).

In sostanza

Il Tokina ha tre caratteristiche che me lo fanno a volte preferire al Laowa:

  • la distorsione, considerata un “limite” da molti, fa però risaltare il soggetto rispetto allo sfondo, dandogli più tridimensionalità e in natura non da di norma molto fastidio (almeno a me).
  • la costruzione fisheye aiuta ad avere lo sfondo sempre molto a fuoco, cosa importante per questo tipo di tecnica, che alla fine è anche paesaggio e non solo macro.
  • Quest’ottica è AF e ha tutti gli automatismi legati alla gestione del diaframma, quindi è molto più semplice e veloce da usare, soprattutto quando si ha a che fare con soggetti in movimento e si fotografa a mano libera (vedi serpente arboricolo nelle foto sotto).

D’altra parte il Laowa ha alcune altre caratteristiche che me lo fanno semplicemente amare rispetto al Tokina in molti casi:

  • il rapporto di riproduzione è 1:1, cioè è un vero macro, a differenza del Tokina che raggiunge “solo” il rapporto 1:2,5. In full frame è molto difficile usarlo a massimo ingrandimento, ma croppando in formato dx (diventa circa un 21mm) si riesce a usarlo stando leggermente più distanti e ormai con i grandi files delle nuove macchine direi che si ottengono sempre ottimi risultati finali in termini di dimensioni del file.
  • è decisamente più nitido del Tokina quando si centra bene il fuoco.
  • è rettificato e pure decentrabile, quindi non “sbomba” l’immagine e permette di aggiustare molto bene alcune prospettive, soprattutto quando lo sfondo presenta elementi rettilinei, come palazzi, piante dichiaratamente “dritte” (abeti ecc…) oppure con sfondi molto piatti (mare, deserto ecc…).

Per ovviare alla totale manualità del Laowa e per lavorare più comodamente nella ricerca del fuoco corretto è sempre bene, quando possibile, usare un appoggio (un cavalletto o anche un altro tipo di appoggio, vedi foto sotto, sulle dune) e usare il live view, che permette di avere una preview in tempo reale della profondità di campo senza necessariamente dover aprire a f/4 per poter trovare il fuoco giusto. Questo aiuta soprattutto in caso di soggetti in movimento (vedi foto formiche legionarie).

In conclusione

Considero queste due ottiche complementari e per chi è specializzato nella fotografia macro in genere ne consiglio l’acquisto in coppia, perchè ampliano tantissimo le possibilità a seconda delle situazioni e dei soggetti da ritrarre.
Per chi solo volesse provare ad avvicinarsi a questa tecnica o non avesse il budget per il doppio acquisto al momento, consiglio magari di iniziare con il più facile e versatile Tokina 10-17mm o con il Sigma 15mm (che però arriva solo al 1:3,8 come rapporto di riproduzione) e poi magari in un secondo tempo affrontare il più specialistico 15mm Laowa.

Nota bene

Nessuna delle case costruttrici qui citate mi ha fornito gratuitamente alcuna delle lenti citate o pagato per parlarne. I consigli e i pareri di questo post non mirano a pubblicizzare alcuna ottica in particolare. Laddove succeda che mi vengano passate delle ottiche per test e come sponsor, lo dichiaro sempre. Scrivetemi pure per dubbi, commenti o precisazioni! se sarò in grado, vi risponderò con piacere!